DALLO STRABISMO DEL PIL ALLA VISIONE SISTEMICA DEL BES: IL BAROMETRO CISL

Il 18 marzo 1968, parlando agli studenti dell’Università del Kansas, in piena campagna elettorale per l’elezione del presidente degli Stati Uniti, Robert Kennedy tenne il famoso discorso di contestazione dell’autocrazia teorica del Pil e delle insuperabili contraddizioni che introduceva nella misurazione del benessere di una società.

“(…) Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette (…), mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa (…), cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari (…), aumenta con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte e non fa che ingrandirsi quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari (…).

Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o delle gioie dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra di noi. (…) Misura tutto in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.” 

J.M. Keynes, 38 anni prima, nel 1930 a Madrid, era intervenuto ad una conferenza, diventata famosa, la cui riflessione fu pubblicata col titolo “Prospettive economiche per i nostri nipoti”.

Dopo aver analizzato “l’atroce anomalia della disoccupazione in un mondo pieno di bisogni”, Keynes previde che i nostri nipoti, sotto la spinta esponenziale dell’accumulazione di capitale e dell’innovazione tecnologica, sarebbero approdati, per la prima volta nella storia, ad una condizione assai prossima alla soddisfazione dei “bisogni assoluti”, aprendo l’orizzonte della liberazione che l’umanità sognava dalle sue origini.

Conseguentemente, l’”Homo Oeconomicus” si sarebbe misurato “per la prima volta, nella sua storia, con l’arte della vita”. 

“Quando l’accumulazione di ricchezza non rivestirà un significato sociale importante, interverranno profondi mutamenti nel codice morale. Dovremo saperci liberare di molti dei principi pseudo morali che ci hanno, superstiziosamente, angosciati per due secoli e per i quali abbiamo esaltato come massime virtù le qualità umane più spiacevoli.  Dovremo avere il coraggio di assegnare alla motivazione ‘denaro’ il suo vero valore. L’amore per il denaro come possesso, distinto dall’amore per il denaro come mezzo per godere i piaceri della vita, sarà riconosciuto per quello che è: una passione morbosa, un po’ ripugnante, una di quelle propensioni a metà criminali, a metà patologiche che di solito, si consegnano, con un brivido, allo specialista di malattie mentali. (…) Vedo, quindi, gli uomini liberi tornare ad alcuni dei principi più solidi e più autentici della religione e delle virtù tradizionali: che l’avarizia è un vizio, l’esazione dell’usura una colpa, l’amore per il denaro spregevole, e che chi meno s’affanna per il domani cammina veramente sul sentiero della virtù e della profonda saggezza.

Rivaluteremo, di nuovo, i fini sui mezzi e preferiremo il bene all’utile.

Renderemo onore a chi saprà insegnarci a cogliere l’ora ed il giorno con virtù, alla gente meravigliosa capace di trarre un piacere diretto dalle cose, i gigli del campo che non seminano e non filano.”

Anche Keynes, che ben conosceva i meccanismi di funzionamento del capitalismo, non esitava a considerare irriducibili l’Homo Oeconomicus (implicitamente, quindi, il Pil come misura delle sue performance e dei suoi successi) ed il senso, il benessere, la pienezza della vita.

Una contraddizione della quale prevedeva, in tempi relativamente brevi, la consegna agli archivi di una storia durata troppo a lungo.

Sulla scorta delle coordinate, accennate, si è sviluppato il dibattito internazionale sulla necessità di definire un’alternativa al Pil come misura del benessere sociale.

Nel febbraio 2008, il Presidente francese Sarcozy insediava una Commissione composta da 25 fra economisti,  premi Nobel per l’economia, studiosi di scienze sociali, passata alla storia come Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi (dai nomi  dei maggiori economisti in essa impegnati) con il compito di elaborare un modello di misurazione del Benessere equo e Sostenibile (BES) che sarebbe poi stato articolato in otto dimensioni (‘domini’), opportunamente ponderati, ed in un indice sintetico  di benessere o disagio sociale.

Nel 2013, l’Istat ed il Cnel iniziavano a pubblicare il “Rapporto sul Benessere Equo e sostenibile (BES) in Italia”, articolato in 12 dimensioni di benessere (1. Salute; 2. Istruzione e formazione; 3: Lavoro e Conciliazione tempi di vita; 4. Benessere economico; 5. Relazioni sociali; 6. Politica e Istituzioni; 7. Sicurezza; 8. Benessere soggettivo; 9. Paesaggio e Patrimonio culturale; 10. Ambiente; 11. Ricerca e Innovazione; 12. Qualità dei servizi) complessivamente riconducibili agli otto domíni della citata Commissione.

Il Barometro nazionale del Benessere Equo e sostenibile delle Famiglie italiane Cisl, elaborato dalla Fondazione Ezio Tarantelli-Centro Studi, Ricerca, Formazione, con i suoi 5 domini ponderati (Attività economica; Reddito; Lavoro; Istruzione; Coesione sociale) e l’indice ponderato sintetico di benessere-disagio sociale, segue, puntigliosamente, l’impostazione di metodo del BES e rappresenta, dal 2016, l’unico strumento di analisi congiunturale trimestrale alternativo all’autocrazia teorica del Pil.

A titolo di esempio: il Dominio Attività economica viene analizzato attraverso gli indici: Pil pro capite, Reddito disponibile pro capite, Giudizi sulla situazione economica delle famiglie, Prestiti alle famiglie consumatrici, Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle famiglie in riferimento alle nuove operazioni. Gli indicatori di Dominio sono ponderati e concorrono a definire l’Indice sintetico ponderato di Dominio. Sarà, pertanto possibile leggere e valutare le ricadute dell’andamento dell’attività economica (ma anche del Dominio Reddito), per esempio, sul lavoro comparando le due evoluzioni.  Il Dominio Lavoro si articola, infatti,  in un Sezione Quantitativa (definita dagli indici: Tasso di occupazione, Tasso di mancata partecipazione, Quota percentuale di lavoratori in Cig sul totale dell’occupazione dipendente, Disoccupati totali + Inattivi che cercano lavoro non attivamente/Forze di lavoro totali + inattivi che cercano lavoro non attivamente) ed in una Sezione Qualitativa (definita dagli indici:Incidenza percentuale del lavoro precario sull’occupazione complessiva, Incidenza percentuale di occupati sovra istruiti,  Attese delle famiglie sulla disoccupazione, Incidenza percentuale dei lavoratori dipendenti con bassa paga, Trasformazione nel corso di un anno dall’occupazione a termine verso il tempo indeterminato).     

L’andamento del Dominio lavoro inciderà, necessariamente, sull’evoluzione del Dominio Coesione sociale che potrà determinare, a sua volta, effetti retroattivi sull’andamento economico tendenziale. E cosi via.

Ne risulta una visione sistemica, dettagliata, integrata, interdipendente delle principali variabili economiche e sociali, in grado di definirne e di misurarne la tendenza, assumendo il principio

del Benessere Equo e Sostenibile come criterio selettivo di lettura. Una rivoluzione teorica, in senso proprio, poiché capovolge la pretesa, rozza e primordiale, di ridurre ad una sola variabile economica, il Pil, la complessità sistemica del Benessere Equo e Sostenibile, spesso asimmetrica e contraddittoria rispetto alle traiettorie del Pil!

La medesima impostazione vale per i Barometri Regionali semestrali e per il Barometro della Sostenibilità Ambientale che segue la cadenza annuale delle COP ONU.

Amartya Sen ha scritto, in un chiasmo folgorante, che noi non misuriamo ciò che siamo ma siamo ciò che misuriamo, per dirci che la rivoluzione del modello di lettura e di misurazione

dei fenomeni economici e sociali secondo il BES (ciò che misuriamo) è la condizione essenziale per un riformismo rigoroso, radicale, pragmatico e vincente in grado di cambiare il mondo secondo gli stessi valori di giustizia, coesione sociale ed equilibrio ambientale del BES (ciò che, programmaticamente, siamo)!!!

Impostazione di metodo quanto mai convergente con la ricerca di Ezio Tarantelli, alla cui memoria perenne la Cisl ha dedicato la Fondazione che porta il suo nome. Tarantelli, per limitarci ad un solo esempio, non leggeva la politica anti inflativa sul modello della Curva di Philipps (politica monetaria restrittiva- recessione- caduta della domanda- aumento della disoccupazione- riduzione dell’inflazione) ma del modello alternativo di politica dei redditi che riducendo programmaticamente le attese di crescita dell’inflazione stabilizzava redditi e domanda presidiando la crescita socialmente sostenibile.

La Cisl è riformista per codice genetico costitutivo, originario, identitario. La testimonianza dei suoi valori e la realizzazione dei suoi fini richiedono una strategia capace di innovarsi, creativamente, nel turbolento mutare della storia, alla quale il Barometro offre supporti conoscitivi avanzati e modelli di lettura rigorosi per la formazione dei militanti sindacali e per la qualità di una rappresentanza del lavoro lungimirante e responsabile.

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