di Antonello Assogna 

Celebriamo la “festa dei lavoratori” ancora una volta in una condizione di limitazione nei rapporti sociali e in una progressiva precarietà sociale. Le ferite che la pandemia ha inferto al contesto globale e, conseguentemente, al nostro “sistema Paese”, sono state profonde.

Sono intervenuti fattori strutturali che hanno messo in discussione non soltanto il modello di sviluppo, già fortemente segnato dalle questioni climatiche, ma la stessa organizzazione produttiva e del lavoro, mostrando l’inadeguatezza del sistema di welfare pubblico.

Eppure, mai come in questo periodo, si è manifestata la centralità del lavoro e dei lavoratori. L’abnegazione dei lavoratori della sanità, delle catene di distribuzione commerciale, delle imprese manifatturiere, della logistica e del ciclo dell’agricoltura, hanno permesso al Paese di reagire e di dare continuità all’economia e ai servizi essenziali.

Pur patendo ancora i danni della pandemia, abbiamo comunque il dovere di uscirne, utilizzando le opportunità scaturite dai programmi di intervento che le Istituzioni Europee hanno approvato per il contrasto a questa crisi profonda, intensificando la campagna vaccinale e seguendo soprattutto le prescrizioni sanitarie. L’approvazione del PNRR in questi giorni da parte del Governo, introduce elementi di riforma e programmi di ripartenza che potranno riformare e, in alcuni casi, ripensare la struttura economica e sociale del Paese. Transizione ecologica e digitale, coesione ed inclusione sociale, ricerca formazione sono i temi strutturali sui quali le risorse che si investiranno potranno delineare un modello economico alternativo ambientalmente e socialmente sostenibile, in linea con la domanda che viene da una società e da un ambiente sofferente.

Insieme alle questioni sopraindicate si dovranno prendere provvedimenti immediati di sostegno all’occupazione e determinare anche un sistema di relazioni che sappia considerare i lavoratori partecipi alla gestione delle imprese.

Non possiamo perdere l’occasione! Stiamo riscrivendo gli equilibri economici e sociali complessivi; il sindacato e i lavoratori sapranno cogliere la sfida, come la storia insegna

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